Il mondo (al contrario) dei mancini

"Pensieri sinistri". E' il titolo di un editoriale/commento sui rincari delle Rc auto in Lombardia ed è la goccia che ha fatto traboccare il vaso dopo tanti, troppi anni di luoghi comuni e frasi fatte sui mancini (sguardo sinistro, tipo sinistro, tiro mancino etc.). Ho provato lo stesso fastidio mesi fa, leggendo un articolo sulla morte dei 5 operai travolti dal treno a Brandizzo. "Alla luce della tragedia a molti è suonato come un sinistro presentimento" scrive il giornalista, riferendosi al post di una delle vittime, Michael Zanera, che aveva visto una fessura dei binari a forma di crocifisso. Mi sono chiesta subito perché il giornalista non avesse usato un altro aggettivo, in fondo non aveva che l'imbarazzo della scelta: tragico, funesto...

Ma conoscevo già la risposta, e la conosco anche oggi che il titolo di un editoriale sui rincari delle Rc Auto è un richiamo alla sinistra (non quella politica, ahimè!). È talmente radicato nei destrimani, o destrorsi, il disvalore associato all'uso della mano sinistra,  che chi scrive (e dall'altro lato chi legge) lo considera normale.
 
Pure noi mancini (ebbene sì, evidentemente lo sono anche io!) ci siamo abituati, non troppo evidentemente, se dopo 50 anni mi trovo a scrivere queste righe e decidere che è ora di fare qualcosa.


Ma cosa? In primis chiedere rispetto, tolleranza, rivisitazione dei giudizi e delle parole dopo secoli di biasimo, imposizioni, torture. Sì, torture. Come chiamereste altrimenti la pratica di legare la mano a un bambino di 6 anni che inizia a scrivere? O quella di bacchettare la mano "impura" che osa brandire il più sacro degli strumenti del sapere: una penna! A mio padre, mancino, veniva legata la mano sinistra dietro la schiena per costringerlo a non usarla, a me la maestra tirava le orecchie, fino quasi a sollevarmi da terra, perché scrivevo con la sinistra. Accadeva negli anni '70, non un secolo fa.
 
E oggi? Sicuramente nella scuola non sono più ammesse certe pratiche violente. Si lascia lo studente libero, si tollera l'uso della mano sinistra. Si tollera, appunto. Senza alcuna benevolenza o comprensione, come dimostra il linguaggio corrente, scritto e parlato.


E i mancini? Qualcuno si è mai chiesto come ci si senta a vivere in un mondo a misura di destrimani? Cosa significhi imparare a scrivere con la sinistra, perché è la sola mano che sai usare, e non vedere cosa si scrive perché la mano stessa nasconde le lettere? O sedere in una tavola apparecchiata per destrorsi e fare a gomitate con il commensale accanto? O prendere appunti in aula conferenze quando le sedie hanno tutte il ripiano per scrivere (ribaltina) a destra? E gli esempi potrebbero proseguire all'infinito.

Piccoli disagi quotidiani con cui tutti noi mancini abbiamo imparato a convivere, perché in fondo ci è sempre sembrato che non ci fosse scelta e che di fronte a una legittima rimostranza la risposta potesse essere sempre la stessa: "Sei tu che usi la mano sbagliata!" Quante volte me lo sarò sentita ripetere...
A nessuno, forse, è mai venuto in mente che a scuola gli insegnanti potrebbero essere formati per aiutare i bambini mancini a impostare correttamente postura e scrittura pure usando la mano sinistra, che sarebbe giusto prevedere una dote scuola per l'acquisto del costoso materiale didattico per mancini, che le aule universitarie dovrebbero prevedere una quota di sedie con ribaltina a sinistra per gli studenti mancini (almeno 8-10 sedie ogni 100 posti, dato che i mancini rappresentano oggi circa il 10% della popolazione). Che quando si prenota al ristorante si dovrebbe poter dire: "C'è un mancino a tavola", affinché l'apparecchiatura sia fatta in modo da evitare che i commensali si "scontrino" con le posate. Solo per fare alcuni esempi di azioni concrete e realizzabili in tempi brevi.

Mentre ci vorrà più tempo per superare secoli di hand shaming. Forse saranno necessari ancora molti anni prima che i destrimani si accorgano di avere spadroneggiato in un mondo dove il 10% della popolazione è mancino e ha pari dignità e diritto di cittadinanza, senza pregiudizi né compatimenti. Perché non siamo malati né diversi, siamo solo mancini. E non chiediamo privilegi o compassione, solo rispetto. 

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